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Come funziona il sistema UCAS per studenti italiani

UCAS è la piattaforma fondamentale per le domande di ammissione alle università britanniche, essenziale per gli studenti italiani che desiderano studiare nel Regno Unito.

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UCAS per studenti italiani: come funziona davvero

Se stai pensando di studiare nel Regno Unito, probabilmente hai già sentito nominare UCAS. Magari ne hai letto online o te l’ha suggerito qualche insegnante, ma tra parole nuove, scadenze e documenti da raccogliere, il sistema può sembrare un labirinto. Ti capisco benissimo: anche io, prima di partire, ero convinto di aver capito tutto… Poi mi sono reso conto che certe cose te le spiegano solo quando ci sei dentro fino al collo. Provo a restituirti, con onestà, cosa succede davvero e cosa ti serve sapere.


UCAS: cos’è davvero (e perché dovresti farci caso)

UCAS è la piattaforma che gestisce TUTTE le domande per corsi di laurea (i famosi “bachelor”) nelle università britanniche. Niente fogli da spedire singolarmente, niente email sparse: qui compili il tuo profilo, scegli le università, mandi la domanda e aspetti risposta.

Per uno studente italiano, UCAS non è solo uno strumento utile: è praticamente l’unica via possibile, a meno che non si parli di master o corsi particolari (che spesso hanno sistemi diversi, ma ci arriviamo dopo).


I passaggi – senza filtri

  1. Registrazione
    Vai sul sito di UCAS, ti iscrivi e ti crei il tuo spazio personale. Qui ti chiederanno anagrafica, scuola frequentata, contatti – nulla di complicatissimo, ma in inglese e con qualche termine strano (tipo “predicted grades”).
  2. Scelte
    Puoi inserire fino a 5 corsi o università. Non pensare che “più sono, meglio è”: se mandi candidature a caso solo per riempire, rischi di sprecare tempo ed energie. Meglio poche, ma pensate bene.
  3. L’application vera e propria
    È qui che ci si gioca molto:
    • Personal statement: la famigerata lettera motivazionale. Deve davvero raccontare chi sei, perché vuoi fare quel corso, perché in UK e non a Pavia o Bologna. Niente copia-incolla, niente frasi robotiche da “Google Translate”.
    • Referenza: serve una lettera di presentazione da chi ti conosce a scuola (di solito un professore di inglese o un tutor). In Italia non è scontato riceverla subito – avvisali con largo anticipo.
  4. Documenti
    Dipende dalle università, ma quasi sempre dovrai caricare le pagelle (anche se hai ancora la maturità da fare). Attento alle traduzioni: a volte servono certificate, altre bastano “autentic translations”.
  5. Paghi e invii
    C’è una tassa da versare per inviare la domanda. Occhio, perché una volta dato l’ok, non puoi più toccare nulla.

Scadenze: il vero panico (ma ci si passa tutti)

Le date da ricordare sono rigide. Per medicina, veterinaria o università tipo Oxford e Cambridge la scadenza è a ottobre. Per tutte le altre, in genere a gennaio. Occhio: le scuole italiane spesso tardano a darti pagelle e referenze, quindi muoviti in anticipo – te lo dico per esperienza diretta!


Dopo l’invio: che succede, senza favole

Dopo aver inviato tutto, tocca aspettare (spesso non poco). Le università vedranno la tua candidatura e potranno:

  • Farti un’offerta (che può essere “conditional” – cioè entri solo se prendi certi voti – oppure “unconditional”, quindi già ammesso)
  • Dirti di no (senza tanti giri di parole, capita e non è la fine del mondo)

Se hai solo “no” o cambi idea, esistono procedure “extra” e “clearing” per tentare altre strade, ma sono un piano B – meglio non arrivare a quel punto per caso o disinformazione.


Gli errori che vediamo (e che anche noi abbiamo fatto)

  • Ignorare il personal statement: è la parte più umana della domanda. Nessuno vuole leggere l’ennesima lista di hobby finti: meglio essere onesti e personali.
  • Fregarsene delle deadline: perdere la finestra di UCAS può significare aspettare un anno intero. Non sottovalutare quanto tempo possa richiedere la burocrazia.
  • Candidatesi a caso: va bene coprire più opzioni, ma sparare nel mucchio raramente paga. Scegli corsi realistici e diversi tra loro.
  • Dimenticarsi i test extra: per alcune facoltà – medicina in primis – serve fare test d’ingresso come BMAT oppure portare un IELTS già fatto. Non aspettare l’ultimo secondo!

Qualche consiglio pratico (da chi ci è passato)

  • Non fare tutto da solo: parlarne con qualcuno che ci è già passato (o con chi lavora quotidianamente su queste domande) può davvero fare la differenza. Anche solo per evitare sviste da ansia o incomprensioni di lingua.
  • Pensa al futuro, non solo all’ingresso: contatta studenti che già vivono dove vorresti andare, chiedi come si trovano. La scelta dell’ateneo non è solo una questione di nome o di classifica.
  • Valuta bene le spese: vivere in UK costa. Oltre alle tasse, calcola affitto, trasporti, cibo, viaggi – non improvvisare!
  • Plan B: se il Regno Unito sembra troppo, anche Olanda, Irlanda o Canada possono essere valide, spesso con sistemi di selezione simili ma costi (e ansie) più gestibili.

Domande che riceviamo ogni anno

“Sto per diplomarmi, posso già compilare UCAS?”
Sì. Ti accetteranno “condizionatamente” – devi solo superare la maturità con i voti richiesti.

“Serve obbligatoriamente IELTS?”
Nella maggior parte dei casi sì, ma non sempre: ogni corso e università ha i suoi standard. Meglio informarsi per tempo (no, il vecchio “livello B2” dato dalla scuola italiana spesso non basta).

“Posso usare UCAS anche per fare domanda a un master?”
In generale no: per i master si usano portali diversi o si fa domanda direttamente all’università.

“Una volta inviata la domanda UCAS, posso cambiare idea?”
No: non puoi cambiare i corsi o le università inserite, quindi rifletti bene prima di inviare.


In sintesi (senza promesse da brochure)

UCAS non è difficile, ma nemmeno intuitivo al cento per cento. Farti aiutare, condividere dubbi, leggere bene istruzioni e scadenze: tutto questo pesa molto più di quanto immagini. E capita anche che qualcosa non vada per il verso giusto – nessuno qui te lo nasconde. Se hai bisogno di un confronto pratico, anche solo per capire quale università può fare per te (e quale no), chiedi pure: Studey esiste perché anche noi, anni fa, ci siamo sentiti persi proprio su UCAS.

Non hai risposte a tutte le domande? Non ti senti sicuro/a? È normale. Scrivici – se una cosa non la sappiamo, la scopriremo insieme. Forse è la parte migliore del viaggio: non essere da soli.

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Le informazioni contenute in questo articolo sono aggiornate al momento della pubblicazione, ma potrebbero subire variazioni nel tempo. Per avere informazioni sempre aggiornate e personalizzate sul tuo caso specifico, ti consigliamo di parlare con un nostro advisor.