Studiare negli Stati Uniti: come funziona davvero l’application per il bachelor
Partiamo da una cosa: se stai pensando di studiare negli Stati Uniti dopo il diploma, probabilmente ti senti un po’ spaesato. È normale. Il sistema universitario americano – e tutto il processo di application – è un altro livello di complessità rispetto a quello italiano o anche rispetto a paesi come UK o Irlanda. Più che un singolo modulo, è un percorso a tappe con scadenze, documenti e un sacco di decisioni piccole e grandi.
Come si inizia?
Di solito il primo passo è scegliere le università a cui ti vuoi candidare. Non c’è un portale unico come in UK: in America ogni università ha un suo portale, anche se molti usano la Common Application o la Coalition App (qualcosa tipo “modulo generico”, ma ogni ateneo poi vuole comunque qualcosa di suo).
E qui arrivano i primi dubbi: quante applicazioni fare? Quali scegliere? Per esperienza, molti studenti italiani partono pensando alle Ivy League, ma poi magari scoprono strade più adatte a loro solo dopo averci parlato concretamente. Insomma, meglio variare e tenere le porte aperte.
Cosa ti serve (per davvero) per candidarti
Qui entriamo nel vivo. Dimentica per un attimo il classico “serve il voto del diploma e via”. Negli USA ti guardano davvero TUTTO il profilo, anche se – è vero – i “numeri” contano ancora. Ecco cosa ti verrà quasi sicuramente richiesto:
- Diploma e pagelle (tradotte e, spesso, legalizzate): di solito servono le valutazioni degli ultimi due/tre anni di liceo.
- Certificazione di inglese: il TOEFL o lo IELTS sono standard. Occhio ai punteggi minimi, che variano: per alcuni basta l’equivalente di un B2 avanzato, altre pretendono qualcosa in più.
- SAT/ACT: alcune università li hanno resi facoltativi (“test-optional”), altre ancora li richiedono. Meglio informarsi bene prima, anche perché la preparazione non si improvvisa.
- Lettere di raccomandazione: almeno una, spesso due. Più sono personali (magari da un prof che conosce bene la tua storia, non solo i tuoi voti) meglio è.
- Personal statement o essay: qui non basta scrivere “mi piace la vostra università”. È una lettera molto personale, in cui racconti chi sei, cosa ti motiva e perché saresti un valore aggiunto lì.
- Curriculum extracurricolare: lavoretti, volontariato, sport, hobby... non serve aver salvato il mondo, ma mostrare che hai fatto qualcosa oltre la scuola aiuta.
- Interviste: alcune università le prevedono (di solito online).
Tempistiche e scadenze: mai sottovalutarle
Questo è uno degli scogli più grossi: ogni università ha scadenze sue, che possono essere mesi prima rispetto all’inizio reale dei corsi. Di solito ci sono momenti chiave tipo Early Action, Early Decision (novembre/dicembre) e Regular Decision (gennaio/febbraio/marzo).
Saltare una scadenza, anche solo per un documento mancante, rischia di compromettere tutto. Non è un modo per metterti ansia: è successo a tanti ragazzi che seguiamo, anche molto preparati.
Dove si inceppano le cose, di solito
Ti diciamo la verità: non è “facile e perfetto” come spesso viene raccontato. Gli intoppi più frequenti sono questi:
- Concentrarsi troppo sui voti e ignorare la parte personale: negli USA le passioni, le attività extra e la motivazione pesano tantissimo.
- Arrivare lunghi con la preparazione degli esami di inglese o dei test SAT/ACT. Improvvisare non funziona.
- Non chiedere in tempo le lettere di referenza agli insegnanti (o accorgersi tardi che magari non sanno l’inglese bene!).
- Sottovalutare la burocrazia: le traduzioni, le legalizzazioni, la raccolta dei moduli... si perde tempo, davvero.
- Sopravvalutare le proprie possibilità senza consultarsi con chi conosce il sistema: ci sono università super-competitive, altre più accessibili e comunque ottime. Capirlo per tempo evita delusioni inutili (o investimenti assurdi).
Rispetto ad altri paesi...
Non esiste qui una “classifica” ufficiale che ti dice se puoi o non puoi fare domanda, come succede ad esempio in UK o nei Paesi Bassi. Gli americani guardano il profilo completo e, anche se non sei il primo della classe, potresti stupirli se dimostri impegno, passioni vere, magari una storia personale interessante.
E sì, le borse di studio di solito vanno richieste insieme all’application. Non dare nulla per scontato: anche qui serve organizzazione.
Una parola onesta sulle difficoltà
Non ti diciamo che è tutto semplice: l’application americana è un lavoro, a volte quasi un secondo mestiere durante l’ultimo anno di scuola. Serve organizzazione, pazienza e anche un po’ di autocritica: cosa posso davvero offrire lì, cosa mi manca, dove posso migliorare? Tutto questo va valutato insieme, magari parlandone con chi ci è già passato.
Cosa possiamo fare noi di Studey (senza prometterti la luna)
Siamo qui per aiutarti, punto. Non ti vendiamo una scorciatoia miracolosa: ti accompagniamo nella preparazione degli essay, delle domande, delle traduzioni; ti mettiamo in contatto con ex studenti che sono passati tra queste paure e incertezze, ti aiutiamo a non perderti nei mille dettagli. Se c’è qualcosa che proprio non possiamo risolvere noi – per esempio, la decisione finale dell’università – te lo diciamo chiaro e tondo.
Se vuoi capire come impostare le tue application, o anche solo se le tue idee sono realistiche per il sistema USA, puoi contattarci senza impegno. Magari non avremo tutte le risposte subito, ma sappiamo dove guardare e possiamo farti parlare con chi c’è passato.
Studiare negli Stati Uniti è un viaggio impegnativo, ma se lo prendi con metodo e consapevolezza, può aprire davvero tante porte. Non partire da solo: chiedi, confrontati, e ricordati che le ansie ci sono per tutti (anche per chi adesso ti sembra “già arrivato”). Nessun sogno si realizza alla svelta e senza fatica, ma la community Studey è nata proprio per darti le dritte che a noi sono mancate.
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