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Come trovare stage e tirocini all’estero durante l’università

Trovare uno stage all'estero è impegnativo, ma con la giusta preparazione e supporto può trasformarsi in un'esperienza incredibilmente formativa durante l'università.

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Trovare stage e tirocini all’estero durante l’università: la guida senza filtri

Cercare uno stage (o tirocinio) all’estero mentre sei ancora all’università sembra un passaggio obbligato ormai: sulle brochure delle università e nei racconti di chi ci è già passato, spesso appare come la chiave magica per “entrare nel mondo del lavoro”. Ma chi ha davvero provato sa che è tutto fuorché facile o lineare, specie se parti dall’Italia e ti trovi catapultato in sistemi dove le regole sono diverse, il processo di selezione può essere strano e—sì, parliamone—l’ansia da “ma ce la farò davvero?” sale (e fa bene, è normale).

Se stai pensando che non sai da dove iniziare, sei in buona compagnia. Ecco una guida pratica, zero promesse glitterate, con tutto quello che avrei voluto sapere prima di fare il mio primo tentativo.


Perché buttarsi? Perché aspettarti qualche fatica?

Ci sono motivi davvero validi per provare uno stage all’estero:

  • Usi sul campo finalmente ciò che studi (spoiler: a volte scopri che la teoria e la pratica non vanno sempre a braccetto).
  • Migliori la lingua, ma—importante—solo se smetti di cercare di sembrare perfetto e lasci spazio anche agli errori.
  • Fai esperienza di mondi abbastanza diversi dal comfort di casa.
  • Costruisci una rete che, magari ora non ti serve, ma tra due anni potrebbe essere la svolta.

Detto questo, non aspettarti che sia tutto facile, che sia sempre “figo”, che “basta un clic e sei dentro”. È lavoro duro, e la maggior parte degli studenti sbatte il naso da qualche parte.


Da dove partire davvero? Ecco qualche strada concreta (non magica):

1. Sfrutta ciò che ti offre l’università (davvero)

Molti pensano che l’ufficio placement sia solo burocrazia. Non sempre è così: spesso hanno accordi con aziende, conoscono bandi passati sottotraccia o possono almeno dirti da dove NON partire. Alcune università hanno una pagina dedicata agli stage internazionali, altre fanno circolare offerte interne o danno supporto con i documenti.

2. Piattaforme “giuste” (ma attenti alle trappole)

A parte i soliti LinkedIn (dove la personalizzazione è tutto), ci sono portali europei tipo EURES, e piattaforme specifiche per borse di studio, come ErasmusIntern o Europlacement. Se ti iscrivi, resisti alla tentazione di mandare CV a pioggia: è fatica gettata al vento.

3. Fidati di community vere, diffida dagli slogan

Ci sono agenzie che “garantiscono” tirocini bellissimi a caro prezzo. La regola d’oro? Se sembra troppo facile o veloce, forse non è la strada migliore. Noi di Studey—ma come chiunque abbia provato—ti possiamo dire appunto che ogni percorso va cucito un po’ su misura: serve tempo, confronto, revisione dei documenti, magari qualche simulazione di colloquio.


Le difficoltà reali (perché nessuno le scrive nei volantini):

  • Non parli la lingua da madrelingua? Tranquillo, capita a quasi tutti.
    Dimentica di “impressionare”, ma informati se servono certificazioni formali (tipo IELTS). In alcuni Paesi possono essere richieste anche per gli stage.
  • Burocrazia: non sempre basta essere cittadini UE.
    In alcuni casi serve assicurazione aggiuntiva, o ci sono questioni su permessi, sanità e copertura infortuni. Anche qui: chiedi sempre, e leggi attentamente ogni documento (che a volte sembra scritto apposta per confondere…).
  • Non tutti gli stage sono uguali.
    Alcuni valgono poco o niente. Cerca sempre se ci sarà un tutor, un progetto formativo, una convenzione ufficiale e—dettaglio non banale—se almeno c’è un rimborso minimo o una borsa.
  • I costi sono spesso sottovalutati.
    Vita quotidiana, affitti, trasporti… Non è raro che uno stage rimanga un sogno proprio perché ci si accorge tardi che è insostenibile economicamente. Fatti bene i conti, senza farti problemi: domandare in anticipo non è da “pidocchiosi”, ma da persone con la testa sulle spalle.

Strategie alternative (quelle che spesso funzionano meglio dei canali ufficiali):

  • Se il tuo corso prevede tirocini obbligatori, verifica se puoi farli all’estero (non sempre te lo dicono esplicitamente).
  • Borse Erasmus+ per traineeship: almeno qui la burocrazia è “guidata” e puoi avere davvero un supporto economico.
  • Il passaparola e la community: eventi online, gruppi Facebook, o racconti di chi ci è già passato (puoi anche scrivere a Studey per chiedere di parlare con un ex-studente che ha fatto stage). Spesso le opportunità migliori passano da qui, non dai mega-portali.

Consigli veri (dalla pratica, non dai manuali):

Marco, che studia economia, era partito spedito, spedendo una vagonata di CV in inglese standard, per poi scoprire che ogni azienda in Olanda voleva un formato diverso, una motivazione specifica, persino una lettera di referenza che l’università non voleva firmare. Solo parlando con qualcuno che aveva già fatto questo passaggio si è sbloccato: ha riscritto tutto in modo più personale, ha sostenuto un paio di colloqui simulati, ed è finalmente riuscito a entrare in una piccola realtà dove ha imparato davvero (e riconosciuto che non tutto il tempo iniziale era stato “sprecato”: serve anche fallire un po’).


Domande frequenti (quelle che riceviamo più spesso):

  • Meglio “fai-da-te” o passare da università/community?
    Prova entrambe: il mix è spesso la soluzione migliore, ma non sentirti “incapace” se hai bisogno di supporto concreto.
  • Che documenti servono?
    CV aggiornato e personalizzato, lettera di motivazione mirata (non copia/incolla), eventuali certificazioni linguistiche, e a volte una “training agreement” se lo stage è curriculare.
  • Come evito gli stage-pacco?
    Occhio a: presenza di tutor, orari chiari, firma di una convenzione, possibilità di contattare ex-studenti che ci sono già stati.

Per tirare le somme:

Trovare uno stage all’estero non è semplice, spesso serve “faticare” più del previsto, ma se affrontato con il giusto spirito (e qualche dritta da chi ci è già passato davvero) può essere una delle esperienze più formative dell’università. Se ti sembra tutto confuso, davvero: meglio perdere un’ora scrivendo o facendo domande (pure quelle che ti sembrano banali) che mesi dietro richieste sbagliate.

Vuoi un parere sincero o hai bisogno di chiarire qualcosa? Noi di Studey siamo qui, nessuna domanda è troppo stupida o troppo complicata. Scrivici: a volte anche solo avere qualcuno che ti ascolta fa la differenza.

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Le informazioni contenute in questo articolo sono aggiornate al momento della pubblicazione, ma potrebbero subire variazioni nel tempo. Per avere informazioni sempre aggiornate e personalizzate sul tuo caso specifico, ti consigliamo di parlare con un nostro advisor.