Affrontare le Differenze Culturali Quando Studi all’Estero: Una Guida Onesta per Italiani Che Stanno per Partire
Partire per studiare fuori dall’Italia è un viaggio incredibile. Bellissimo, certo, ma non sempre semplice, soprattutto quando inizi a scontrarti con piccole e grandi differenze culturali di cui magari non ti eri mai accorto in vacanza. Non è solo questione di cibo o di accenti diversi: alcune abitudini e modi di pensare sono davvero… un’altra storia.
Ci siamo passati tutti, e vogliamo dirti la verità: all’inizio può spiazzare. Nessuno nasce imparato! Qui sotto trovi quello che serviva leggere a noi quando siamo partiti la prima volta.
Differenze culturali: cosa significa davvero
Quando si pensa alle “differenze culturali”, la mente corre subito alle cose più visibili: come ci si saluta, la cena alle 18 in UK, le colazioni salate in Olanda, il caffè lungo degli americani. Ma la questione va un po’ più in profondità. Sono i silenzi, l’umorismo che non si capisce subito, la burocrazia che sembra parlare un altro linguaggio, la distanza (o l’eccessiva confidenza) delle persone che incontri. E tu, spesso, ti chiederai: “ma sto facendo bene o sto facendo una figuraccia?”.
Ecco alcuni esempi che (quasi) tutti notano appena si atterra all’estero:
- Nei paesi nordici, il silenzio non è un nemico. In Italia, magari in silenzio ti sembra di aver sbagliato qualcosa, ma lì può essere segno di rispetto o normalità.
- Paesi anglofoni o Olanda: se qualcosa non va, te lo dicono senza troppi giri di parole. All’inizio sembra brutto, ma almeno sai sempre dove sei.
- Gestione del tempo: puntualità religiosa in Germania o Olanda. In Spagna o in America Latina, si va più tranquilli – ma attenzione a non rilassarti troppo nei contesti ufficiali.
- Amicizie e relazioni: in Italia la cerchia di amici tende a essere molto “tosta”. All’estero, soprattutto all’inizio, le amicizie sembrano più leggere o superficiali: spesso sono solo più abituati a cambiare gruppi, non vuol dire che a loro non interessi conoscerti.
Gli intoppi che capitano (anche ai migliori)
Non sentirti in difetto se ti trovi a pensare: “ma io che ci faccio qui?”. È normale sentire nostalgia, irritarti per certi modi di fare, o diventare super permaloso perché nessuno sembra capire come ti senti. Succede a tutti.
Storie vere:
- Filippo in Olanda: “Pensavo che la storia della puntualità fosse esagerata. Il terzo giorno sono arrivato alla lezione con cinque minuti di ritardo e tutti mi hanno guardato storto. Da allora, sveglia anticipata di venti minuti!”
- Sara negli USA: “Fanno tutti mille domande ma non aspettano davvero la risposta – almeno all’inizio mi pareva tutto finto. Poi ho capito che lì è un modo di rompere il ghiaccio, mica una richiesta di raccontare la storia della mia vita.”
Altri intoppi comuni:
- Sottovalutare la “paperwork mania”: per ogni cosa sembra serva un documento, un modulo, una firma (e a volte la pazienza di Giobbe). Non pensare che basti arrangiarsi: cerca aiuto, fatti spiegare, chiedi due volte se serve.
- Coinquilini e spazi comuni: la gestione della casa cambia da Paese a Paese. Ad Amsterdam, magari ti chiedono di usare la lavatrice solo in certi giorni o di pagare l’energia a consumo. A Londra scopri che la privacy è sacra. Serve adattarsi, senza vergogna a chiedere chiarimenti.
- Fare sempre paragoni con l’Italia: “da noi è meglio/peggio” rischia di farti sembrare chiuso, anche se non vuoi. Più che giudicare, prova a capire e raccogli solo quello che ti piace.
Se ti senti spaesato… è normale!
Non tutti si adattano subito; c’è chi impiega mesi, c’è chi sembra integrarsi in due giorni e poi crolla. E ci sono fasi in cui puoi sentirti molto solo. Fidati: passa, soprattutto se ti lasci aiutare. Questi sono alcuni consigli pratici che hanno aiutato noi e tanti altri ragazzi:
- Parla con altri italiani, ma non solo con loro: entra in gruppi di studenti internazionali, cerca quelli che condividono una passione comune, non solo la nazionalità.
- Fai domande anche quando pensi che siano “banali”. Chiedere come si fa qualcosa non è da sfigati, ma da chi ha voglia di imparare.
- Accetta i momenti no: non sempre vuol dire che hai sbagliato tutto; spesso basta riposare, cambiare aria, telefonare a casa o anche concedersi una cena italiana per ritrovare un po’ di equilibrio.
- Non aver paura di sbagliare: mollare il colpo dopo uno scivolone sarebbe un peccato. Sbagliamo tutti; basta chiedere scusa se qualcosa non va e spiegare che sei ancora “in training”.
Quando non è il momento di partire (e va bene così)
Studiare all’estero non è obbligatorio, né è il “prossimo passo” per forza di cose. Se ti senti già schiacciato da altri problemi, se la famiglia ha bisogno di te in questo momento o se il pensiero stesso di partire ti toglie il sonno, forse non è il momento giusto. Non c’è fretta, davvero. Meglio aspettare e partire quando ti senti più sicuro. Noi di Studey lo diciamo sempre: è importante andar via convinti, non “per moda” o per forza.
Domande vere, risposte schiette
E se fatico ad abituarmi?
All’inizio costa fatica a tutti. Non devi diventare un’altra persona: prenditi i tuoi tempi, guardati intorno senza pregiudizi, chiedi aiuto. E, per favore, non giudicarti se pensi di non “stare al passo”.
La nostalgia di casa si supera?
Sì, anche se può tornare di botto nei momenti meno attesi. Aiuta crearsi piccole routine: un caffè come si deve, una chiamata a casa, un hobby nuovo. Ma soprattutto condividere quello che provi con altri: spesso basta poco per non sentirsi più soli.
Se sbaglio, rischio di offendermi (o di offendere)?
Può succedere, ma succede a tutti: un sorriso, la voglia di capire e un po’ di autoironia sono le chiavi. Quando non sai qualcosa, chiariscilo: nessuno si scandalizza per un errore fatto in buona fede.
Consigli pratici senza filtri
- Prima di partire, leggi racconti o guarda video di chi c’è già passato. I blog e i gruppi social di studenti italiani all’estero sono pieni di chicche che i siti ufficiali non dicono mai.
- Appena arrivi, buttati negli eventi organizzati dall’università e dai gruppi studenti: sì, certi sono noiosi, ma ti fanno rompere il ghiaccio.
- Fai amicizia (anche virtuale prima di partire) con chi ora studia dove andrai tu: di solito sono molto più sinceri di qualsiasi brochure.
- Se hai dubbi pratici su alloggi, trasporti, burocrazie, chiedi a chi ci è appena passato. Qui entra in campo la community: non siamo guru, ma anche solo una chiacchiera aiuta.
- Ricorda: non tutti i posti sono adatti a tutti. Se una città non fa per te, nessun problema (succede molto più spesso di quanto pensi). Non esiste il “posto perfetto”, ma il “posto che funziona meglio adesso”.
Studey non vende sogni facili, ma cerca di darti tutto l’aiuto reale possibile. Se hai domande, se ti va di raccontarci i tuoi dubbi o ascoltare storie vere da ex studenti, scrivici: anche solo fare due chiacchiere spesso fa la differenza. E, se vuoi, troviamo insieme le risposte che cerchi – anche semplicemente per capire se partire ora ha senso o se è meglio rimandare un po’.
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