Corsi di inglese con attività artistiche: imparare tra arte, errori e nuove parole
Quando si pensa a “studiare inglese all’estero”, la mente va subito ai classici banchi di scuola, ai libri di grammatica, ai dialoghi che sembrano sempre troppo facili oppure troppo artificiali. Ma negli ultimi anni c’è una tendenza che, se non altro, rompe la monotonia: alcuni corsi di lingua integrano arte e creatività nella formula. Vuol dire letteralmente imparare inglese recitando in un laboratorio teatrale, dipingendo, scrivendo canzoni o magari ballando hip-hop. Sembra “cool”, ma vale davvero la pena? È una strada per tutti o solo per chi sogna la carriera artistica? E, soprattutto, che aspettative bisogna avere? Qui sotto provo a raccontartelo senza filtri e senza cliché.
Perché mai scegliere di imparare l’inglese… sporcandoti (magari) le mani di tempera?
Diciamolo: imparare una lingua non è sempre una festa. Mettere in circolo attenzione, memoria, imbarazzo e tanta, tanta pratica. Le attività artistiche, però, possono dare una scossa:
- Usi subito quello che impari, perché magari devi raccontare una storia, scrivere il testo di una canzone o presentare il tuo quadro. Quindi niente esercizi casa-scuola-casa, ma vocaboli che entrano nella testa passando dal corpo o dalle emozioni.
- Rompi il ghiaccio con le persone: pochi posti sono più imbarazzanti di una classe nuova, in un paese nuovo. Fare qualcosa insieme, magari sbagliando tutti, abbatte quel silenzio strano e aiuta a uscire dagli angoli.
- L’inglese “vero” non è solo parole, ma anche gesti, ritmo, suoni. Nel teatro o nella musica, devi metterci la voce, la faccia e anche il linguaggio non verbale — e fidati che serve: se vivi all’estero, lo userai di continuo.
- Aumenti la sicurezza: magari preferivi scomparire nella sedia piuttosto che parlare davanti a tutti, ma dopo una settimana di laboratorio teatrale il blocco (o almeno parte di lui) cede.
Non è una formula miracolosa, ci sono sicuramente studenti che preferiscono le regole chiare e l’esercizio scrupoloso alle attività di gruppo – ma in molti trovano nuova motivazione. Se venivi da un’esperienza scolastica un po’ “piatta”, questa può essere una parentesi rigenerante.
Che attività si trovano veramente? (e non solo sui depliant patinati)
Le scuole più serie non propongono “arte” a caso. Ecco le formule che puoi aspettarti, anche se cambiano tantissimo da città a città:
- Teatro in inglese: nulla di troppo ambizioso, ma leggere copioni, discutere le scene, improvvisare – tutto in inglese. Può suonare intimidatorio, ma spesso sono i corsi più utili per chi ha poca sicurezza.
- Workshop di scrittura creativa: ti fanno sperimentare con storie, poesie, tweet (giuro), dialoghi… Funziona se detesti i soliti esercizi di lettura.
- Pittura e disegno: generalmente non devi essere Banksy. Spesso durante il laboratorio si discute in inglese, si raccontano le proprie emozioni o si prepara una “mini mostra”.
- Musica e canto: dalla semplice analisi di una canzone alla creazione del testo. Ottimo modo per allenare la pronuncia (e spesso si ride parecchio).
- Danza o movimento: non piacciono a tutti, però è sorprendente come una coreografia possa aiutare a imparare frasi, comandi, lessico del corpo.
Ogni scuola ha il suo taglio: meglio verificare nei programmi reali piuttosto che farsi sedurre solo da foto di studenti sorridenti.
I lati forti… e quelli meno “instagrammabili”
Pro
- Più motivazione e meno noia: alla lunga, le attività ti spingono a parlare e a pensare in inglese, quasi senza accorgertene.
- Meno paura di sbagliare: c’è sempre qualcuno che storpia una parola o “sbaglia i tempi”. Dopo la seconda figura da teatro – promesso – il blocco si allenta.
- Scambio culturale vero: spesso impari non solo l’inglese, ma anche un po’ della cultura artistica del posto, che aiuta a sentirsi meno “turista”.
Contro
- Non sostituiscono la grammatica: chiariamo subito. Se hai obiettivi di certificazione (IELTS, Cambridge…), ti tocca comunque la parte ‘teorica’. L’arte aiuta a sciogliersi, ma la lingua va anche studiata “a tavolino”.
- Qualità variabile: non tutti i corsi artistici sono uguali. Alcuni sono tenuti da insegnanti super preparati, altri da volenterosi improvvisati. Il rischio esiste.
- Budget e tempo: spesso questi corsi costano un po’ di più (gli insegnanti specializzati si pagano) e bisogna valutare se il prezzo è coerente con quello che realmente cerchi.
Come non prendere bidoni (o almeno provarci)
Se stai valutando un corso di inglese con attività artistiche, qualche domanda vale la pena farsela subito:
- Chi tiene il corso? Meglio che siano insegnanti che sappiano sia d’inglese che di arte. Non è scontato.
- Quanto pesa la parte artistica rispetto a quella linguistica? Un buon bilanciamento è fondamentale: se vuoi “parlare inglese” davvero, assicurati che non sia solo pittura o solo teatro senza sostanza.
- Chi saranno i tuoi compagni? È più divertente e utile se il gruppo non è solo di italiani. Più mescolanza, più crescita.
- Testimonianze vere: se puoi parla (anche con noi di Studey, se vuoi) con chi ha fatto il corso l’anno prima. Nessuna brochure sostituisce racconti reali.
- Prezzo e durata: chiediti se ti tornerai a casa con qualcosa in più — davvero. Se per te è solo una “vacanza alternativa”, magari cerca qualcosa di più leggero e meno impegnativo.
Storia vera: Martina e il laboratorio teatrale
Martina, una delle ragazze che abbiamo seguito l’anno scorso, è partita per Londra con un livello B1 (abbastanza per cavarsela, ma non per sentirsi “smart”). Da sempre timida, ha optato per un corso che combinava lezioni tradizionali e teatro. La prima settimana voleva nascondersi dietro le quinte, ma – tra un esercizio e l’altro – ha iniziato a buttarsi. Dopo tre mesi, la sua sicurezza è cresciuta, il livello di inglese anche (B2 pieno), ma lei stessa ci ha detto che senza il suo tempo extra passato sui libri, la grammatica sarebbe rimasta un mistero. In poche parole: il teatro l’ha sbloccata, ma il progresso lo ha costruito giorno dopo giorno, alternando arte e studio “vecchio stile”.
Alcune domande che sentiamo spesso (e risposte senza giri di parole):
“Posso fare questi corsi se sono principiante?”
Sì, ma è meglio chiedere alla scuola com’è organizzato il supporto per chi parte davvero da zero. Se il gruppo è troppo avanti, rischi di sentirti tagliato fuori all’inizio.
“Corsi lunghi o corti?”
Dipende da che vuoi ottenere. Due settimane danno un assaggio, qualche mese fa la differenza. Onestamente, dopo 7-10 giorni hai solo rotto il ghiaccio.
“Online vale la pena?”
Qualcosa c’è, ma le attività artistiche funzionano molto meglio in presenza. Una chat video non trasmette davvero la stessa energia.
“Sono validi per certificazioni?”
Di solito questi corsi sono “extra”, cioè servono per migliorare scioltezza e sicurezza, non per preparare un esame ufficiale. Se il tuo obiettivo è il punteggio IELTS, fallo presente fin dall’inizio.
In sintesi (senza promesse magiche)
Se cercavi la formula che ti fa imparare perfettamente inglese mentre dipingi o reciti, purtroppo non esiste. Un corso misto, però, può rendere il tuo viaggio all’estero più divertente, darti sicurezza, aiutarti a parlare davvero. L’importante è capire che si tratta solo di una parte del tuo percorso: l’arte sblocca, la grammatica (purtroppo) si impara anche con esercizio serio.
Se ti va di parlarne con chi questi percorsi li ha fatti, in tutte le salse, noi di Studey possiamo metterti in contatto con ex-studenti o consigliarti le scuole che – a nostro avviso – funzionano meglio. E se invece il corso “artistico” non fa per te? Nessun problema: ci sono decine di strade valide, e la scelta, alla fine, dipende dal carattere e dagli obiettivi, non dalle mode.
Scrivici se vuoi un confronto vero, raccontaci i tuoi dubbi e soprattutto non sentirti mai “fuori posto”: ognuno ha il suo modo di imparare, sia a scuola che nella vita.
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